Delegazione Regionale Caritas

Presente e futuro della comunità parrocchiale

L'intervento di fra Luca Pozzi apre a un confronto sulla Chiesa nel nostro tempo

Facebooktwittermail

La Delegazione regionale delle Caritas Diocesane della Liguria si è riunita il 7 febbraio 2022, a Genova Voltri, presso i locali del Convento N.S. degli Angeli. Dopo l’intervento di fra Luca Pozzi i delegati hanno espresso liberamente alcune opinioni riguardo alla situazione delle nostre comunità parrocchiali, come contributo alla più ampia riflessione del Sinodo sulla Chiesa nel nostro tempo.

Fra Luca ha riferito di aver letto su un settimanale quanto scritto da un parroco cinquantenne che esprimeva la sua preoccupazione per l’impressione che la Chiesa oggi sia in ritirata. Lo fa in modo ordinato con una pastorale non convincente, sempre meno laici impegnati, un futuro di declino della Chiesa in Occidente, anche e soprattutto in Italia. Viene immediato domandarsi: Cosa fare? Occorre avere fede, accettare il cambiamento, vedere quanto c’è ancora di positivo. Dobbiamo soprattutto fidarci di Dio, diventare tutti un po’ più “mistici”, vincere l’accidia. Spargere oggi sementi che un giorno germoglieranno. Affrontare la sfida dell’inculturazione, perché il Vangelo diventi veramente buona notizia. Da più parti si afferma che la parrocchia non va dismessa, va rimodellata come istituzione, per essere ancora efficace di annunciare l’essenziale, quello che in termini teologici si chiama kerigma, qualcosa di superiore alle strutture. Il teologo Theobald parla di “fede elementare”. Nel Nord Europa si stanno sperimentando parrocchie specifiche per categorie specifiche, si promuovono professionalità ecclesiali che permettono al parroco di fare il parroco, e realizzare un reale funzionamento delle chiese. Queste esperienze, al di là degli elementi positivi, rischiano comunque di cancellare la possibilità di unire nella “cattolicità” (un pregio della parrocchia “classica”). La teologa Stella Morra, dopo l’esperienza della pandemia, parla di effetto “bassa marea”: quanto depositato sul fondo e nascosto dalle acque emerge, si vedono cose buone e cose che sono rifiuti. La “bassa marea” rivela quanto alcuni preferirebbero ignorare. Il sociologo Franco Garelli per l’editrice Il Mulino ha pubblicato un’indagine sulle parrocchie: a metà 1990 era riconosciuta e punto di riferimento per il 77% degli intervistati; 10 anni dopo per il 67%; oggi per il 56%: in breve tempo è aumentato considerevolmente il numero di coloro che nutrono dubbi sulla centralità della parrocchia. La parrocchia è un modello in crisi? Il modello di parrocchia che ha attraversato i secoli “dal concilio di Trento in poi” è stato messo in crisi dal postmoderno che ne ha evidenziato i limiti, che facciamo fatica a vedere e accettare. Lo studio di Garelli ha messo in evidenza alcuni punti critici: lo scollamento tra credere in Dio e la rilevanza della fede nella vita quotidiana; la pratica cristiana ritirata nel sentimento religioso, che porta all’irrilevanza dei contenuti per rifugiarsi nello stato d’animo (quello che il defunto filosofo Pietro Prini ha definito lo scisma sommerso della Chiesa); il bisogno infine di una religione identitaria, che esalta alcuni principi senza preoccuparsi troppo se entrano in contraddizione con le decisioni che si assumono. Fra Luca lascia alcune domande aperte: Come camminare verso una pratica spirituale della fede? La parrocchia può diventare inclusiva; può essere pensata a cerchi concentrici? Papa Francesco in Evangelii Gaudium ha parlato di “carovana umana” dove non tutti sono “santi”: qual è l’evidenza che definisce la comunità cristiana? Quali percorsi tra religiosità e vita per la ricerca di senso?