Storia della Caritas Diocesana

Prima assemblea diocesana. Verso l’Anno Santo 1975

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«La Caritas diocesana: teologia, pastorale, organizzazione» fu il tema della prima giornata sacerdotale convocata dal vescovo Alessandro Piazza per il 25 gennaio 1973. Relatore di eccezione fu monsignor Giovanni Nervo, primo presidente della Caritas Italiana fino al 1976 e, dopo la modifica dello statuto della Caritas Italiana, assume la carica di vicepresidente fino al 1986. «E’ quanto mai utile – spiega Piazza – uno scambio di idee a livello diocesano sotto la guida del Dirigente nazionale, affinché un ampio confronto di idee e di esperienze consenta realizzazioni più rapide e più proficue». L’economo diocesano, don Fiorenzo Gerini, nel marzo 1973 scrive una circolare per segnalare alcune stampe da ritirare presso gli uffici di Curia, utili a «favorire l’applicazione del Piano Pastorale per quanto si riferisce alle iniziative della Quaresima»: avviso per richiamare il carattere penitenziale di ogni venerdì; scritta da porre sulla cassetta destinata alla raccolta di offerte per i poveri; manifesto e busta per le offerte della colletta per i poveri da presentare al vescovo il Giovedì Santo. Nello stesso periodo si definiscono i membri della Consulta diocesana della Caritas, su indicazione dai vicari foranei chiamati a designare un sacerdote e tre laici per vicariato. Con decreto del 30 aprile, don Luigi Lupi venne nominato presidente della Caritas diocesana. Il 17 ottobre si raduna la Consulta diocesana della Caritas, presieduta dal vescovo Piazza. All’ordine del giorno la relazione sul secondo Convegno delle Caritas diocesane; l’elezione del Consiglio della Caritas diocesana; la discussione per la redazione dello statuto della Caritas diocesana e il programma di massima del lavoro previsto per l’anno 1974. Nel resoconto del primo anno di attività, don Lupi rendiconta gli oltre 14 milioni di lire raccolte per le emergenze internazionali di Vietnam e Africa, e i quasi 5 milioni di lire raccolti nella Giornata della carità promossa in Quaresima; presenta inoltre la scheda-questionario da compilare a cura di ogni parroco al fine di conoscere il lavoro svolto nelle parrocchie sul fronte caritativo. Alle parrocchie viene chiesto il lavoro per l’attuazione del “piano della Caritas” previsto dal Piano Pastorale; se e quanto il tema caritativo trovi spazio nella predicazione, nella liturgia e nella catechesi; di indicare il «nominativo dell’incaricato della Caritas in seno al Consiglio Pastorale» parrocchiale; se vi sono volontari «per forme di aiuto reciproco» come, ad esempio, la visita periodica agli ammalati; e infine il rendiconto delle collette diocesane. Della “Giornata della Carità 1974” la Rivista Diocesana riporta le somme raccolte nelle singole parrocchie e in nota è scritto “risultano assenti 27 parrocchie”, alle quali il vescovo Piazza fa riferimento quando, nell’ “Appello per la Caritas nell’Anno Santo” del 27 dicembre 1974, scrive «mi auguro che nel 1975 siano colmati tutti i vuoti delle parrocchie, che o risultano assenti (27), o hanno contribuito in misura inadeguata rispetto alle disponibilità finanziarie della comunità parrocchiale», parole ispirate dalla Bolla d’indizione del Giubileo per il 1975 indetto da papa Paolo VI, che «ha sottolineato con tutta chiarezza e vigore che l’esercizio della carità deve contrassegnare la vita della Chiesa nell’Anno Santo». (2. Continua)

LEGGI SU PONENTE7 del 28 maggio 2023