Don Marco Pagniello, direttore della Caritas Italiana, era ad Albenga sabato 11 novembre ospite del Convegno della Caritas Diocesana, di cui ricorre il cinquantesimo di fondazione: nata nel 1973, per volontà dell’allora vescovo monsignor Alessandro Piazza, a soli due anni dalla fondazione di Caritas Italiana per volontà del papa san Paolo VI. Presso il seminario di Albenga, la presenza di volontari e sacerdoti è stata numerosa, «segno di una realtà Caritas – dice il direttore Antonella Bellissimo – fatta di gruppi più o meno strutturati, diffusamente presenti sul territorio diocesano». Ha partecipato al convegno monsignor Guglielmo Borghetti, vescovo diocesano e presidente della Caritas Diocesana. Il professor Giorgio Barbaria, insegnante di Greco e Latino all’istituto “Giordano Bruno” di Albenga, nel suo intervento dal titolo “Testimoni della sofferenza, fratelli nella carità. In ascolto dei Padri”, ha ricordato quanto la carità sia caratteristica imprescindibile delle comunità cristiane fin dai primi secoli e come questo emerga chiaramente dagli scritti dei Padri della Chiesa e anche da alcune testimonianze di ambito pagano. Barbaria per iniziare la sua antologia di testi mostra “La Carità” di Giotto: l’immagine è un particolare della decorazione della Cappella degli Scrovegni di Padova (1306). Ritrae «una figura femminile giovane e incoronata di fiori, dall’espressione serena. Con la mano destra offerente (la Carità) tiene un cesto ricolmo di fiori, frutta e spighe e con la sinistra riceve da Dio, o porge a Dio, un cuore, simbolo dell’Amore caritatevole. Sotto i piedi sacchi di vile denaro, trascurati a terra». Insieme ad Antonella Bellissimo, attuale direttore della Caritas Diocesana, alcuni direttori che l’hanno preceduta nell’incarico sono intervenuti con una loro testimonianza riferita al periodo della loro direzione: don Ivo Raimondo, monsignor Antonio Suetta (ora vescovo di Ventimiglia-Sanremo) e don Alessio Roggero. Il direttore della Caritas Italiana, don Marco Pagniello, nel suo intervento, “Opere, segno di Carità”. Benedetto XVI, in occasione del quarantesimo di fondazione della Caritas Italiana, ha detto: «Vi auguro di sapere coltivare al meglio la qualità delle opere che avete saputo inventare. Rendetele, per così dire, «parlanti», preoccupandovi soprattutto della motivazione interiore che le anima, e della qualità della testimonianza che da esse promana. Sono opere che nascono dalla fede. Sono opere di Chiesa, espressione dell’attenzione verso chi fa più fatica. Sono azioni pedagogiche, perché aiutano i più poveri a crescere nella loro dignità, le comunità cristiane a camminare nella sequela di Cristo, la società civile ad assumersi coscientemente i propri obblighi». Don Pagniello ha ribadito cosa significhi aiutare gli altri con spirito cristiano: «riconoscersi poveri per lavorare “con” i poveri e non “per” i poveri, affinché questi entrino a far parte pienamente delle nostre comunità parrocchiali, vere destinatarie dell’operato delle Caritas; agire pensando che, oltre alle povertà più immediatamente riconoscibili, oggi ad esempio quelle economiche o legate ai migranti, esistono povertà spirituali e anche psicologiche». Don Pagniello ha ricordato anche le tre attenzioni che ispirano l’operato della Caritas Italiana: «Occorre promuovere la partecipazione che significa, anzitutto, “fare la propria parte” per realizzare ciò che è bene comune. Occorre poi rendere i giovani protagonisti, valorizzandone la capacità di intercettare le domande della realtà che li circonda, di interpretarle e di costruire le possibili risposte. Prestare attenzione alle “periferie”, come ricorda spesso papa Francesco, sia quelle geografiche, sia quelle esistenziali».
LEGGI SU PONENTE7 del 19 novembre 2023